Posturale è un termine per indicare la relazione del corpo con lo spazio (una posizione che
rappresenta anche un atteggiamento). Un concetto che va oltre le comuni definizioni di “sfortunata”
o “fortunata” combinazione o di adattamento casuale, ma piuttosto che rivela una lotta per la vita
e l’integrità (prima e dopo la nascita), per svilupparsi, per il raggiungimento della stazione eretta,
per l’accettazione della sessualità e per le innumerevoli trasformazioni, in concomitanza con l’articolarsi
dello scambio relazionale con il mondo.
Postura dunque non “solo” come prodotto di ingegneria fisica, ma anche come “entità” dinamica,
complessa e misteriosa, i cui movimenti energetici adattano e trasformano le proprie forme nella ricca
e a volte traumatica, relazione con il mondo.
Come avviene anche in natura i forti cambiamenti, gli eventi ostili di un certo periodo, producono
nel corpo “correnti energetiche” che possono andare in direzioni contrarie interrompendo o modificando
il flusso pieno e libero dell’ energia come onde e quindi condizionando in misura differente l’equilibrio
anche nelle fasi successive..
In ogni postura possiamo leggere espressioni differenti e contrastanti: possiamo pensare ad un
“atteggiamento scoliotico” anche come il blocco di due tendenze (destra e sinistra) a movimenti opposti
e da un punto di vista biodrammatico possiamo leggere la loro manifestazione come la rappresentazione
nello stesso tempo del desiderio di movimento e del loro blocco (l’essere tende a garantire la completezza
specifica della sua natura umana e lo fa “sacrificando” momentaneamente o per sempre, a seconda
del pericolo, parti di se). Ogni blocco che si manifesta sul corpo produce un adattamento, posturale
e del carattere, sotto forma di atteggiamenti: fuga dalla realtà, senso di abbandono, sadismo,
masochismo, ecc. Questo permette al corpo-mente di conservare in sé i due aspetti che
lo compongono: una tendenza all’esserci ed esprimersi e la sua forza minacciosa contraria e inibitoria.
Possiamo ricondurre l’espressione particolare di questa “dualità” come il risultato di adattamenti
generazionali e costellazioni familiari.

Una lettura attenta della postura rivela il complesso equilibrio tra emozioni e sentimenti opposti.
Ad esempio, in particolari condizioni, il desiderio di assecondare la nostra naturale tendenza al
movimento esplorativo nella fase genitale può essere stimolata troppo dalla richiesta di un genitore che,
in maniera seduttiva, impone le sua aspettative. Ciò crea, oltre ad una realtà psicologica esteriore
(un gonfiaggio delle propensioni) e interiore (una profonda in sicurezza), anche un’ altra realtà
che si cristallizza fisicamente sia come tensione nel torace bloccato in inspirazione sia,
contemporaneamente, come fragilità nelle gambe.
In questi termini possiamo immaginare il corpo e la mente come un’unità inscindibile con sistemi
a “livelli” differenti. Riprendendo l’esempio di prima, la “fissazione” di un condizionamento su una
parte del corpo è rappresentata dal torace gonfio e dal suo rovescio, ovvero la paura repressa
e la rigidità nelle gambe. Ogni rappresentazione-spiegazione sul corpo-mente riguarda naturalmente
il livello di conoscenza che noi possiamo cogliere grazie alla nostra esperienza e agli innumerevoli
strumenti culturali, scientifici, filosofici del passato a disposizione (Freud, Reich, Lowen, Perls, Rolf, ecc.).
Personalmente ritengo però importante sottolineare la forza propria dell’ “integrazione” che diventa essa
stessa una nuova frontiera in grado di avvicinarsi ancora di più alla natura del corpo-mente.
Il corpo reale non è disgiunto da una storia soggettiva e collettiva. Le sole possibilità di essere la sede
amorfa dell’anima o lo strumento passivo dello spirito possono essere ingannevoli; infatti solo quando
struttura, storia e coscienza di parti del sé si incontrano e si integrano la nostra vitalità può essere
percepita ed espandersi verso la coscienza.
La tecnica dell’integrazione posturale prevede di lavorare sia sulla parte più superficiale che su quella
più profonda della muscolatura procedendo però con l’allentare la tensione partendo dalla superficie
verso l’interno. Infatti un’ azione troppo invasiva inizialmente potrebbe indurre il corpo a spostare
le tensioni ad un livello ancora più profondo o in una altra zona.